Gas Azoto Suolo

a cura di Paolo Di Luzio in “Riflessioni di un Aspirante Agroecologo

Una doverosa premessa sul titolo di questa rubrica. L’Agroecologia è una scienza e al suo sviluppo, oltre agli scienziati e ricercatori, hanno dato e continuano a dare un fondamentale contributo gli agricoltori di tutto il mondo. Si tratta infatti di una scienza dalle fortissime basi empiriche: le osservazioni e le esperienze che quotidianamente fa chi coltiva la Terra, favoriscono le idee e le pratiche che consentono di farlo in armonia con la Natura. L’Agricoltura Biologica ben praticata molto spesso coincide con l’Agroecologia, ma negli ultimi anni, grazie anche al boom che ha avuto in Italia ed altrove, si tende a connotarla soprattutto con l’apparato normativo necessario  alla certificazione, gli aspetti economico-politici legati allo sviluppo del settore e così via. Semplificando un po’, credo che l’Agroecologia possa corrispondere a un’Agricoltura Biologica depurata da tutti gli aspetti normativi e di mercato.

Oltretutto sappiamo che in agricoltura biologica dobbiamo accettare dei compromessi dovuti al fatto che non abbiamo risolto tutti i problemi, non abbiamo tutte le risposte: uno su tutti è l’impiego, sia pur limitato, del rame…uno studio approfondito dell’agroecologia, l’acquisizione critica delle esperienze che vengono da altri contesti ed anche naturalmente l’introduzione di qualche novità biotecnologica potrebbe un giorno, si spera non lontano, consentirci di rinunciare al rame, per esempio in viticoltura biologica.

Il tema che voglio affrontare in questa prima riflessione è purtroppo di triste attualità. Già prima dello scoppio della guerra con l’invasione dell’Ucraina si era manifestato un incredibile aumento di prezzo dei concimi chimici azotati, Urea in primis, mostrando a tutti la stretta connessione di questi concimi con l’energia fornita dal gas (e in misura minore dal petrolio). Sappiamo infatti che nell’urea e in altri concimi di sintesi (ovviamente stiamo parlando di agricoltura convenzionale), viene intrappolato l’azoto presente nell’atmosfera come semplice molecola costituita da due atomi di azoto (N2). Per spezzare questa molecola ed intrappolare l’azoto nei concimi di sintesi ci vuole molta energia che si ottiene bruciando gas o petrolio. Le leguminose invece, grazie alla loro collaborazione con alcuni batteri, riescono a prendere quest’azoto ed a renderlo disponibile nel terreno come ammoniaca e poi nitrato per le loro radici e per quelle di altre piante. E infatti le leguminose sono un obbligo per chi fa il biologico, ma anche gli agricoltori convenzionali conoscono benissimo questa loro proprietà. Ma, a parte le leguminose, il vertiginoso aumento dei prezzi dei concimi forse potrà far riflettere su tante altre pratiche in ottica agroecologica che hanno a che fare sostanzialmente con l’attenzione particolare  da riservare al Suolo: in definitiva tutte le possibili maniere di incrementare il contenuto di sostanza organica e favorire la formazione di humus stabile altro non fanno che rendere più efficiente, da parte delle radici, la capacità di assorbire l’azoto e gli altri elementi nutritivi….pensiamo invece al tanto azoto di sintesi sprecato quando si dà qualche quintale di nitrato o di urea e nei giorni immediatamente successivi piove a dirotto e scende in profondità, dove le radici non arrivano più….

Infine, in agroecologia, l’agricoltore deve ben allenare l’occhio a riconoscere le varietà adatte ai suoi terreni: è un discorso che riprenderemo, ma intanto nella foto in basso possiamo vedere come l’antica varietà di grano duro Saragolletta rossa del Molise, che stiamo cercando di recuperare e diffondere, pur non essendo stata minimamente fertilizzata, alla data del 13 marzo ha già un discreto colore verde, più intenso dell’orzo nudo in secondo piano….sarà perché le sue radici sviluppano prima e meglio? sopporta meglio i freddi invernali dei nostri climi? Ha un complesso di enzimi che rendono particolarmente efficiente la fotosintesi pur in presenza di scarso nutrimento ? Non lo sappiamo, queste ed altre ipotesi possono essere formulate, ma una cosa è sicura: essendo una varietà antica (diventerà molto alta, più del Cappelli), nei secoli scorsi ha dovuto adattarsi ad una vita grama e magari un po’ di stallatico sì, ma nessun contadino poteva rimpinzarla di urea !!! 

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